Carpenedo, 25 marzo 2011
Per coloro che non hanno potuto venire alla riunione di fine anno, vi riporto la testimonianza di Giulia , un'universitaria che ha lavorato presso l'ambasciata italiana a Nairobi venuta in contatto sia con le grandi organizzazioni internazionali che con la nostra.
Inoltre vi anticipo che da pochi giorni sono tornati dalla zona in cui operiamo in Kenya, il dott. Agrosi con alcune collaboratrici L'obiettivo di questo medico odontoiatra è quello di creare le basi per un'assistenza continuativa sul posto coinvolgendo altri colleghi.
Per il Gruppo Missioni,
Gianni Scarpa
Ringrazio il Gruppo Missioni Terzo Mondo per avermi invitato qui stasera a raccontarvi di Mujwa.
I miei genitori sono molti anni che collaborano con questo gruppo e abbiamo adottato a distanza una ragazza indiana che tra poco si iscriverà alla scuola per infermiere.
Mi trovavo in Kenya per lavorare all'Ambasciata d'Italia a Nairobi, dove mi occupavo di analizzare la situazione politica interna e curavo le relazioni con le Nazioni Unite. Questo lo dico perché in quattro mesi passati in quel Paese sono riuscita a rendermi conto di alcune dinamiche che sfuggono a chi visita il Kenya da turista.
E' un Paese dalle mille contraddizioni, tra i più sviluppati dell'Africa nel suo complesso. La città di Nairobi ricorda Milano, con la differenza che tra i grattacieli e le strade affollate, non lontano dalle ville dei diplomatici e delle persone più facoltose, abbiamo moltissime persone che vivono al di sotto della soglia minima di povertà. Alcuni tra i più grandi slum africani si trovano alla periferia di Nairobi: Madhare, Soweto, Korogocho.
Si tratta di un Paese che solo pochi anni fa, nel dicembre 2007 ha sfiorato la guerra civile alle ultime elezioni, provocando più di 2000 morti, devastazioni, scontri tra i principali gruppi etnici. Molte persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni e si trovano tutt'ora in campi profughi nell'interno del Kenya.
Nelle ultime elezioni, che sono avvenute i primi di agosto è stato dato un segnale positivo, poiché non ci sono stati scontri ed è stata approvata una nuova costituzione, da molti considerata un passo avanti verso la democratizzazione del Paese.
Come potrete immaginare esistono moltissime Organizzazioni Internazionali, ONG, Associazioni che operano nel vasto panorama della Cooperazione allo sviluppo, degli aiuti umanitari e del volontariato.
Lavorando in un ambiente come l'Ambasciata e le Nazioni Unite ho avuto modo di rendermi conto di come funzionano queste istituzioni. L'Onu è un enorme macchina burocratica che mette in moto tantissimi soldi che, dopo essere passati per il rastrello dei salari, dell'organizzazione di eventi, arrivano finalmente ai progetti e infine forse alle persone.
Il pregio di gruppi come questo è la possibilità di controllare molto più facilmente dove arrivano i soldi, quale uso ne viene fatto e di poter verificare se il contributo sia stato valido oppure no.
Quindi ho approfittato di alcuni giorni di ferie per andare a trovare Daniele e vedere di persona cosa e come è stato realizzato a Mujwa grazie al nostro contributo.
Mujwa si trova tra due città importanti che sono Nkubu e Meru. Se ci si va in matatu da Nairobi (il mezzo di trasporto locale) ci si impiega 4 ore. Le strade principali sono asfaltate, mentre il resto non lo è. Mujwa si trova a più o meno un quarto d'ora dalla strada principale.
Daniele, che è stato molto gentile, mi ha ospitato a casa sua per un paio di giorni e mi ha mostrato la zona, i progetti che sono stati realizzati e quelli che sono in corso.
Quello che mi ha colpito di più il cuore è l'orfanotrofio: il Children's Home St. Patrick dove vengono ospitati una sessantina di bambini dagli 0 ai 17 anni. Alcuni di questi bambini sono orfani, altri non sono stati riconosciuti dal genitore. Chi è più fortunato ha qualche zio o nonno da cui passare le vacanze scolastiche. I bambini kenioti sono molto diversi dai bambini italiani.
La loro vita è scandita in modo molto preciso: c'è il tempo per andare a scuola, quello per studiare, quello per lavarsi i vestiti, quello per imparare qualche lavoretto. I più grandi aiutano i più piccolini e si cresce insieme. Una volta svolti tutti i lavori si mettono nel cortile dell'Orfanotrofio a cantare e ballare e sono un vero spettacolo. Quando poi arriva Daniele è una festa, molti gli corrono incontro e le più piccole adorano farsi prendere in braccio.
Grazie al St. Patrick a questi bambini è permesso avere un educazione. I più bravi vengono aiutati a proseguire negli studi, mentre agli altri si cerca di insegnare un mestiere perché così, una volta adulti sapranno affrontare meglio le difficoltà della vita. Sapranno coltivare la terra o costruire una casa, o sapranno cucire.
Questo è appunto lo scopo del Politecnico di Gitiie che grazie anche al vostro contributo deve essere ampliato con nuove aule, più moderne e comode.
Quando si decide di aiutare gli altri, molto spesso ci rimane il dubbio di cosa venga in realtà fatto con i nostri soldi, o che fine fanno gli oggetti e i vestiti che inviamo così lontano. Per questo avere la possibilità di osservare da vicino in quale misura il nostro aiuto è importante, anzi direi essenziale per questi bambini, dà un' enorme soddisfazione.
Giulia Santi
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