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Il viaggio in India a gennaio 2013:
la motivazione di Marco

Durante l'ultimo viaggio che abbiamo fatto in India si sono formate nel gruppo, delle relazioni dense di affinità e d'armonia. Alla sera, dopo cena, facevamo emergere tutte le emozioni che ognuno di noi aveva vissuto nella giornata e poi spaziavamo ad argomenti man mano diversi come il momento politico in cui viviamo, la finanza, la fede, il gossip ed altro. Una sera sono emerse le motivazioni che ci hanno portato a intraprendere un viaggio estremamente diverso da qualsiasi altro e così abbiamo pensato di scriverle per condividerle con tutti voi.

per Il Gruppo Missioni
Gianni S.

La motivazione di Marco

Marco durante il viaggio in India

Non so come, non so perché, ma quando, tre mesi fa, ricevendo una e-mail, ho fatto la telefonata al Gruppo Missioni Terzo Mondo per aderire al viaggio in India, mi sono sentito trascinare lontano. Avvertivo una pulsione che non comprendevo; era una necessità che non riuscivo a controllare.

Tutto nasce 14 anni fa e nella più banale delle occasioni; un caffè; quattro chiacchiere con dei colleghi; mi viene chiesto se voglio adottare. Adottare è un gesto di solidarietà, fatto ad un bambino lontano, fatto in un paese che non conosco.

Spesso sono i bambini che ti coinvolgono, sono i figli che ti fanno pensare. Regolarmente ci interroghiamo sulla nostra famiglia, la nostra vita; lo facciamo nel momento in cui ci viene richiesta una coerenza da genitori. La nostra vita "deve essere" stabile, consistente, piena di buone scelte e di sani principi.

Cosa vuol dire adozione a distanza!? E' una semplice partecipazione in denaro che permette ad un bambino di frequentare un percorso di studi. E' una solidarietà nominale che si realizza in una comunità: un bambino, una scheda che ti dice che tu aiuti lui e che lui ha altri amici, a loro volta aiutati. Adozione è un sostentamento che il più delle volte vuol dire anche cibo, letto, familiari che non ci sono più. L'unico vincolo morale è la continuità, non potrai lasciarlo! Lui ha amici, ma sei tu che pensi a lui; si cade nel nulla ogni qual volta non è nei tuoi pensieri. Ma questo ti preoccupa poco, esiste un'associazione, se ne prenderanno carico loro, sono bravi, ne hanno tanti. In fondo loro hanno dato il via ad un progetto collettivo, che cresce con il crescere delle quote individuali.

Gli anni passano, sono curioso, mi vado a vedere le foto in associazione, ascolto i racconti, mi conforto nell'essere dalla parte giusta.

Non condivido molto con i miei figli, forse non è per loro, è parte del progetto mio e di mia moglie. Le foto ricevute da quel paese lontano ci danno un senso di compiuto, una leggera amorevole consapevolezza di essere nel mondo, di essere in cammino. Quella semplice azione di donare una quota ci permette di non fallire, di rispettare quel compito cristiano di essere attivi, di amare per essere amati.

In fondo questa sensazione mi accompagna per anni. Le foto mi dicono "chi", i racconti "perché", l'associazione " come".

Nella vita però tutto procede, senza renderci conto del tempo che scorre; che tu sia sereno o no, che tu sia soddisfatto o meno della tua vita, le situazioni si susseguono. Le scelte, nella vita, si presentano regolarmente, i figli crescono e tu non sai se hai fatto tutto, se hai fatto bene. Lo sappiamo tutti che l'esperienza è vita vissuta. Quando mediti su te stesso lo fai nella solitudine di un tempo che hai speso, nella comunione di persone care con le quali hai passato quel tempo; è cosi che i figli grandi ti dicono che sei ad una svolta. La tua vita in famiglia ritorna ad essere una strada di coppia, con la persona amata che ti ha portato lì; e se non sei stato fortunato ti rimangono comunque le belle cose che hai vissuto.

Tra le belle cose vissute ci sono quelle di cui vai fiero, un'adozione è una di queste. Ti avvinghi ad una storia che esiste da anni, che non ti ha mai coinvolto troppo, che hai coltivato come fosse una cura ripetibile della coscienza. Guardi i figli e pensi a cosa è servito il tuo impegno, ti compiaci, ti senti libero e felice che loro si muovano da soli. I figli grandi li perdi, li senti a volte irriconoscenti, ma se ci pensi, anche tu l'hai fatto. La vita che ti è stata consegnata hai cominciato a spenderla nella tua personale curiosità di scegliere, di conoscere, separandola presto dalla cura amorevole dei tuoi genitori.

Arriva il tempo di conoscere gli altri figli, quelli che per la prima volta capisci di aver accompagnato, come hai fatto con i tuoi; sono le foto che ti raccontano qualcosa. Sono autonomi da sempre, ma io conosco la loro storia. So da dove vengono, con chi sono stati. So che il mio amore, il mio intento è stato dato loro da persone speciali. E' bello guardare quella fredda scheda che anni prima hai ricevuto e pensare che delle vite si erano incrociate. Capisci che hai un legame; ti viene la curiosità di osservare come sta andando, come lo stai facendo con i tuoi figli.

Allora viene il tempo che una e-mail di proposta diventa un appello. Ricevi una pacca sulla spalla che non riesci a non considerare una carezza, un fischio nell'orecchio che non si placa; ti senti dire: "non puoi mancare". Ma questo non è un viaggio è un desiderio, la possibilità di conoscere. Questa è la possibilità di raccontare tutto a chi non ha la tua fortuna di esserci.

E' cosa fatta, si parte. Non conosci chi viene con te, non sai cosa troverai, ma la tua speranza è scolpita nel cuore: vedrò dei bambini, vedrò degli adulti come i miei figli, ma ripercorrerò anche parte della mia vita, quella parte dovuta ad una scelta che si chiama adozione a distanza.

Ora, al mio rientro, non sono importanti i dettagli ma i bambini c'erano, gli adulti anche. I loro volti erano pieni di gioia e riconoscenza. Adottare è un segno di concreta solidarietà. Si leggeva negli occhi il riscatto sociale di quelli che sono arrivati ad una laurea, si avvertiva nel cuore la speranza di chi li vuole raggiungere. Non importa chi ho aiutato, lo meritano tutti. Che soddisfazione però incontrare un volto che posso considerare mio, un volto che conosco, un volto che ho visto crescere nelle foto. Che bello pensare che, proprio ora che non hanno più bisogno del mio aiuto, che sono diventati autonomi, sono io che ho bisogno del loro futuro, quel futuro che continuerà a raccontare la mia storia di uomo e di cristiano.

Marco Ottogalli

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