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India, tempo di conoscere e agire - dicembre 2005

Il testo propone la testimonianza di Marta Veronese, una ragazza di Marghera, che si è avvicinata al nostro gruppo nel 1999 attraverso l'adozione di una bambina indiana, e che ha trascorso in India le vacanze di Natale 2005 con altri quattro componenti del Gruppo.

Marta in India

Muoversi per incontrare, capire per condividere, agire per aiutare sono i propositi che hanno animato il nostro viaggio in India. In breve un'"azione d'amore" che diventa meta, missione e speranza capace di racchiudere in sé i pensieri, le volontà, le gioie e le preoccupazioni di noi volontari, degli operatori della Diocesi di Eluru e dei bambini che vivono nei collegi.

Già dall'inizio il viaggio aveva un sapore diverso da ogni altra vacanza. Eddy, Gianni, Mario, Mauro e io eravamo consapevoli della novità che ci aspettava ma ancora le nostre idee erano vaghe e incerte, i nostri sentimenti in agitazione. Lasciavamo il calore e la felicità familiare di due settimane di feste per recarci da altre persone che già ci attendevano con le braccia aperte.

Dell'India, Paese enorme, sovrappopolato e ricco di storia e cultura, abbiamo conosciuto una piccola parte dello stato dell'Andra Pradesh: il territorio della città di Eluru in cui si dirama l'operatività della chiesa cattolica con a capo il vescovo John.

Dalla campagna alle città, dai monti fino all'oceano siamo stati condotti per molti chilometri dalle mani amiche, dalle parole gentili e dai gesti pazienti delle suore, dei sacerdoti e degli operatori sociali di quella zona. La carità cristiana che li anima è ancor oggi per noi un grande esempio e monito di testimonianza del messaggio apostolico. Non eravamo lì né per insegnare né per consigliare, ma bensì per imparare e comprendere come le energie e capacità nostre e delle famiglie "adottive" possono esser utili e gradite alla vita dei collegi e ai progetti in cui l'Associazione è impegnata.

Per alcuni giorni la mia vita è stata richiamata a una dimensione nuova e forte, a volte anche travolgente e impressionante.

Lo spirito di adattamento è stato messo a dura prova per lo stile di vita: diversi parametri d'igiene, il tipo di cucina.

La moltitudine di persone che vive in città caotiche e sporche.

La natura che ci ha regalato immagini di rigogliose distese di palme, cotone, canna da zucchero e risaie.

La serenità che traspare dall'operosità dei lavoratori, dai sgargianti abbigliamenti delle donne indiane, dai sorrisi dei bambini.

Le abitazioni a volte capanne altre volte edifici diroccati.

Tutto, ma proprio tutto questo, è immerso in una situazione che uno sguardo occidentale taccerebbe come povertà e miseria estrema, ma se letto con gli occhi di quelle persone rientra in un clima di essenzialità.

"La semplicità è grandezza" è un messaggio che i bambini mi hanno trasmesso. Una ciotola colma di riso bianco, un po' di pollo, verdure cotte e un frutto, i bagni in comune, le stanze sui cui pavimenti tutti dormono vicini, due vestiti, i giochi fatti di disegni sulle mattonelle e sassolini per una grande umanità che sprigiona dalla loro generosità e affettuosità.

"Sapere è potere" è un altro motto che mi è rimasto impresso nella mente quando ho visto i bambini impegnarsi nello studio, mostrare orgogliosi i propri quaderni, gioire per dei colori, sforzarsi nel parlare in inglese, esibirsi nella danza, curare gli animali e alcune coltivazioni, per riuscire a costruirsi un futuro migliore.

Un suggerimento valido per tutti è stato espresso dal vescovo John in presenza dei giovani medici all'ospedale universitario di St. Jhosef: "Dobbiamo ringraziare Dio per il prezioso dono del tempo. Tutti noi dobbiamo impegnare bene il tempo. Gli studenti devono studiare bene e noi dobbiamo lavorare bene".

Da quest'esperienza ho ereditato una ricchezza che voglio condividere con voi genitori "adottivi", che tanti grazie e baci avete ricevuto quasi direttamente dai "vostri" bambini indiani: dedicare un po' di tempo della nostra vita per costruire la pace attraverso un amore concreto.

Resta a noi la scelta di comporre tasselli di dialogo e rispetto per un bene grande quanto il mondo. Come ha detto un altro vescovo, il patriarca Angelo Scola: "La pace c'entra con la mia vita e non può non impegnare la mia libertà e la mia responsabilità".

Marta

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